Si è capito che questa ff mi sta venendo fuori una miniserie.. ma meglio che postare un capitolo al mese li metto più corti e più spesso.CAPITOLO 4-
Jeremy sorrise vedendo l’espressione spaventata di Billie mentre si rendeva conto della sua identità.
“Tu sei quel ragazzino pazzo che ha tentato di uccidermi!” urlò.
“Ebbene si, sono io. Ma non sono più un ragazzino, non lo sei più nemmeno tu”
“Cosa vuoi fare?Uccidermi ora perché la prima volta non ci sei riuscito? “
“Beh, avrei voluto dirtelo in altri termini ma.. si è così”
Billie si sentì svuotato, tremava e non riusciva quasi a parlare.
“Eravamo due ragazzini J, è passato tanto tempo.. Io non l’ho fatto per cattiveria credimi “
“Gli errori nella vita, anche se fatti in buona fede, si pagano sempre. E tu non eri nemmeno in buona fede, maledetto egoista che sei sempre stato. Tu mi hai dato false speranze, potevi darmi l’unica cosa per cui valga la pena vivere, invece tu sei diventato qualcuno e a me è toccata la vita misera che spettava anche a te. Tutti e due avremmo dovuto finire per strada, a fare i lavori più umili per pochi spiccioli ma tu no, dopo qualche anno hai preso il volo e ora ti vogliono morto. Per cui, perché non accontentarli?”
“Vuoi punirmi perché sono diventato famoso?”
“Vedo che sei perspicace”
“Non è giusto”
“E’ la cosa più giusta che mi sia successa da quando sono al mondo. Io meritavo di farcela quanto te, ma solo tu ci sei riuscito. Tu pagherai perché io ho vissuto nell’ombra e tu sotto i riflettori”
“Tu sei pazzo”
“Stai attento mi potrei incazzare. Io ci sono finito dentro a un manicomio quindi prima di parlare di pazzia vedi bene cosa rischi”
“Scusa” lo disse così, come per cercare di calmarlo. Non lo pensava.
“Che cazzo devo scusarti? Piantala, stai zitto e lasciami lavorare. A te penso dopo”
“Che significa?”
“Se ti lascio campare altri dieci minuti potresti evitare di passarli assillandomi altrimenti diventano cinque “
Billie si zittì mentre Jeremy afferrò la torcia che illuminava la stanza di una penombra inquietante e tornò nell’angolo buio alle spalle del ragazzo.
Puntò la luce verso il basso come se la usasse per leggere.
Billie si chiese come mai fossero rimasti a luce spenta nonostante l’avesse riconosciuto.
Aveva paura che non avrebbe avuto abbastanza tempo per scoprirlo. E ora, che non aveva nessuno da pregare, a cui affidare la sua anima, non gli rimase che piangere lacrime amare di paura, di rabbia.
Jeremy aveva in mente un bel piano, uno di quelli che impieghi una vita a progettare, che si svolge con la perfezione di un orologio e che se qualcosa va storto finisce in fumo. Ma la sua ragione di vita dipendeva da quel piano. Non avrebbe fallito.
“Non ti sei chiesto cosa starà facendo la tua famiglia ora?”
Billie si sentì come risvegliare da un sogno; un incubo, in questo caso.
“Che?”
“Ti ho chiesto cosa secondo te sta facendo la tua famiglia ora. Tua moglie i tuoi bambini..”
“Tu che ne sai?”
“Ah sono felice che tu me l’abbia chiesto. Io so esattamente cosa stanno facendo, se vuoi te lo faccio vedere”
Jeremy si avvicinò a Billie, si fece strada con la torcia e gli appoggiò la mano sulla spalla.
“Guarda”
Billie non capì finché la parete di fronte a lui divenne lo schermo adatto per un proiettore che sentì accendersi alle sue spalle.
Di colpo apparvero le immagini che avrebbe sognato tutte le notti, se mai ce ne fossero state altre, da quel giorno in poi.
Sua moglie, i suoi due figli legati ad una seggiola nella sua stessa posizione, con i polsi legati l’uno con l’altro da una corda; una benda sugli occhi e un bavaglio stretto tra i denti..