Questa ff viene dalla mia grande passione per i gialli spero che piaccia a qualcunoP.S Dato che sicuramente mi manderete a quel paese circa a metà capitolo..
vorrei rassicurarvi però così rovino il finale..
quindi fidatevi
CAPITOLO 1-
Billie chiuse piano la porta della sua camera da letto, facendo il minor rumore possibile per non svegliare nessuno. Erano più o meno le due del mattino e, preso dall’insonnia, non riusciva a dormire.
Era l’ennesima notte in bianco, quella settimana. Nemmeno lui riusciva a spiegarsi perché.
I pensieri a volte si fanno più pesanti di notte perché abbiamo più tempo per riflettere e, forse, per ingigantire i problemi che di giorno sembrano meno importanti. Ma quella sera, più che un pensiero, Billie si sentiva una brutta sensazione addosso. Aveva paura, non sapeva perché..
Scese le scale che portavano al piano terra e senza accendere la luce e scivolò, appoggiato alla parete del corridoio, verso la cucina a pochi passi dalle scale.
Entrò e accese l’interruttore che si trovava sulla sua sinistra.
Si avvicinò al frigorifero e prese una bottiglia d’acqua. Ne bevve un sorso e la ripose al suo posto.
Spense l’interruttore strofinando distrattamente la mano destra sul muro e si diresse verso il salone.
Non sapeva bene cosa lo spaventasse quella sera, ma se di certo aveva una brutta sensazione non sarebbe riuscito a chiudere occhio. Così accese la tv in soggiorno e si sedette sul divano. Appoggiò la testa indietro e con il telecomando abbassò il volume del telegiornale che come sempre, aveva cattive notizie da raccontare a quei pochi spettatori che a quell’ora erano ancora svegli.
Erano circa le tre meno un quarto quando sentì dei rumori in giardino. Di solito la zona era tranquilla, ma non si può mai sapere. Billie non era di certo la persona più coraggiosa di questo mondo ed aspettò qualche secondo con la mano attaccata alla maniglia della porta d’ingresso, indeciso se uscire a controllare o tornare a letto.
Si fece coraggio pensando che bastasse accendere la luce del vialetto d’ingresso per far scappare i malintenzionati. Ammesso che davvero ci fosse qualcuno e che i rumori non fossero solo una sua paranoia. Aprì la porta di scatto e la luce si accese automaticamente. Billie si portò fuori con la testa protesa in avanti per osservare meglio, poi fece pochi passi sul vialetto e guardò sia a destra che a sinistra. Nessuno si mosse, nessuno si lasciò intravedere tra i cespugli che costeggiavano la stradina fatta di piccoli mattoncini bianchi.
Decise di rientrare, quindi si voltò verso la porta ed entrò velocemente. La richiuse alle sue spalle e procedette verso la scalinata per tornarsene a letto e provare a dormire.
Di colpo si sentì afferrare alle spalle, il braccio di qualcuno gli stava stringendo il collo. Cercò di divincolarsi ma non riuscì a liberarsi dalla presa, e quando tentò di gridare l’altra mano dell’aggressore gli mise qualcosa davanti alla bocca. Forse un fazzoletto. Sentì un forte odore di alcool; le palpebre gli si fecero pesanti e lentamente i suoi occhi si chiusero.
Quando si svegliò non sapeva dove fosse, chi l’avesse aggredito e per quanto aveva dormito. Ancora stordito si rese conto di essere legato ad una sedia con una corda stretta attorno alla vita e alle braccia. Era buio. Gridò con tutta la voce che aveva “C’è nessuno? Aiuto!”
Una voce dalle sue spalle gli rispose.
-Ci siamo solo io e te - Una voce fredda, metallica. In quel momento avrebbe preferito non ottenere alcuna risposta. Si chiese chi fosse, cosa volesse da lui. Mentre lo sentiva avvicinarsi passo dopo passo la sua mente fu invasa da mille pensieri. La famiglia, la carriera, gli amici.. “Questo mi ammazza” pensò.
“Che bella idea che hai avuto razza di idiota! Proprio stasera dovevi fare l’eroe? Non potevi statene a letto?”
L’uomo appoggiò la mano sulla spalla di Billie; aveva una torcia elettrica in mano che proiettava un’ombra sulla parete. Si vedeva la sua sagoma seduta e quella dell’uomo alle sue spalle, una terrificante ombra nera che lo sovrastava.
Il ragazzo si vide ancora una volta la vita passare davanti agli occhi. Carriera, amici, famiglia..
“Perché Adie non mi ha sentito mentre aprivo la porta? Perché uno dei bambini non è corso nel nostro letto spaventato, accorgendosi che non c’ero? Perché l’allarme non ha funzionato? Dove siamo?” Cercò di liberarsi dimenandosi come un pazzo. Inutile.
Il suo flusso di pensieri fu interrotto da un rumore al piano superiore.
-Aiuto!- gridò. Nessuno sentì.
“Ora mi ammazza, non mi sentirà nessuno” si disse.
Di colpo smise di pensare; non un ricordo, un rimpianto, un desiderio non realizzato gli corsero alla mente. Si sentì come svuotato e tremante provò a far uscire qualche parola dalla bocca semiaperta. L’unico pensiero che lo toccò fu la paura di morire..
-Ti prego non uccidermi- mormorò.
-Ti darò quello che vuoi ti prego non mi uccidere, ti prego- Forse piangeva, non se ne sarebbe reso conto.
La torcia si spense e un rumore metallico, forse lo scatto di un coltello a serramanico echeggiò nell’aria. Billie si sentì il sangue gelare nelle vene, e gocce di sudore freddo gli imperlarono il viso..
CONTINUA..
Edited by gaijin.girl - 21/9/2009, 18:00
!
XD