CAPITOLO 3-
Jeremy aveva un sogno. Diventare famoso.
E chi non lo vorrebbe?
Jeremy era un ragazzo di provincia, uno come tanti in quel pomeriggio di agosto per le vie di Rodeo, un piccolo quartiere di Berkeley.
Per quanto facesse, Jeremy “J” per gli amici, era ancora troppo piccolo per realizzare il suo sogno. Tutti i giorni usciva di casa con i suoi volantini che scriveva pazientemente uno ad uno con la speranza di trovare qualcuno che esaudisse il suo desiderio più grande: suonare la batteria in una band.
Quel pomeriggio uscì presto di casa, prese la sua bici dal garage e infilò i volantini arrotolati nella tasca del giubbotto.
Dopo pochi metri percorsi in bici iniziò a fermarsi ad ogni negozio, casa, bar che potesse essere in bella vista, il posto ideale per la sua pubblicità a lanciare i volantini.
Jeremy aveva sempre sognato di diventare una rock-star, acclamato dai fans e pieno di soldi.
Per quanto facesse, nessuno avrebbe voluto un ragazzino di otto anni nella sua band. Un ragazzino di otto anni con pochissima esperienza..
Pensò che la fortuna stesse iniziando a girare dalla sua parte quando un ragazzo raccolse il suo volantino.
Lo prese in mano ed iniziò a leggerlo. Era scritto a penna, le lettere ripassate con un evidenziatore blu.
Cercasi membri per gruppo rockMolto semplice. Si vedeva bene che era stato fatto da un bambino.
Jeremy si avvicinò al ragazzo che leggeva divertito, un passo alla volta come per paura che scappasse.
“Ehi, l’hai scritto tu?” chiese il ragazzo.
“Em io, si. L’ho fatto io”
“Carino. Anche io sto cercando di mettere su una band. Ti farò sapere. Cosa suoni?”
In quell’istante Jeremy si sentì in paradiso.
“La batteria. Sono bravo, davvero. Comunque mi chiamo Jeremy, per gli amici J” esclamò entusiasta.
“Io sono Billie Joe, per gli amici Bill e a me manca proprio il batterista”
Billie Joe per gli amici Bill era un ragazzino magro, con i capelli scuri. Parlava piano e si arrotolava i capelli con le dita, di continuo. Era un tipo curioso, forse un po’ più grande di lui. Lo aveva visto all’uscita di scuola ma non ci aveva mai parlato.
Lui stava sempre da solo e Jeremy aveva sempre pensato che tutti lo scansassero perché aveva un caratteraccio. Invece conoscendolo non sembrava proprio..
“Ti farò sapere Jeremy, ci si vede in giro”
Billie se ne andò verso casa, a pochi isolati da li. Jeremy ancora in estasi raccolse la sua bici da terra e continuò per la sua strada.
Finalmente aveva la possibilità di realizzare il suo sogno.. nessuno lo avrebbe più deriso per i suoi assurdi desideri..
Ma la storia finì in modo molto diverso..
Poche settimane dopo, venne a sapere di una band del posto, i Sweet Children. Il cantante di quel gruppo era Billie Joe, il ragazzo del volantino. Jeremy si sentì morire insieme a i suoi sogni di gloria, e giurò che non glielo avrebbe perdonato..
Pochi sapevano dei problemi di Jeremy, perché i suoi genitori l’avevano aiutato a farsi una vita normale, parlando poco del suo problema e facendo di tutto perché non fosse discriminato.
Ma Jeremy aveva dei seri problemi comportamentali, una sorta di schizofrenia che tenuta a bada con i dovuti farmaci era mascherabile. Ma dopo quell'esperienza anche i farmaci sembrarono inutili, e l'unica cosa da fare per i suoi genitori fu chiuderlo in istitut, dove iniziò la sua agonia di solitudne e psicofarmaci.
Quella fu la fine della sua infanzia, e l’inizio dell’inferno. Quella storia gli risuonò come un tradimento, e decise che quel Billie Joe gli aveva rovinato la vita. E lui avrebbe rovinato la sua..
che idee, che idee... 
mi metto all'opera