Una guida canzone per canzone del nuovo album

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view post Posted on 22/9/2016, 18:28

†She screams in silence†

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Rolling Stone: Billie Joe Armstrong e compagni in un’analisi di ogni canzone del loro nuovo album
“Revolution Radio” è il primo album dei Green Day in 15 anni senza troppi fronzoli: nessun concept album altisonante, nessuna trilogia, ma contiene un sacco di ardente politica e grandi emozioni. In una recente intervista di Rolling Stone, la band si lancia in un’analisi di ogni canzone di quest’album, in uscita il 7 ottobre.

1. "Somewhere Now"
Nella canzone che apre l’album si alternano suoni surreali, stile Guided by Voices, come negli interludi acustici, e esplosioni tipiche di inni alla Who; Tré Cool pensa di aver dato il meglio di sé alla batteria in questo brano. Billie Joe afferma che il primo verso della canzone (“I’m running late to somewhere now that I don’t want to be”) sia uno dei suoi preferiti di sempre. “È il mio preferito tra i vari inizi delle nostre canzoni”, dice. “Penso che sia particolarmente applicabile a qualsiasi situazione, sia che tu stia andando al lavoro o dal dentista”. Un altro pezzo, “How did life on the wild side get so dull”, tocca le lotte post-riabilitazione di Armstrong: “Come si affronta l’occuparsi di se stessi? Prima dicevo ‘Mi berrò una birra’. Ora devo imparare come respirare un pochino di più. Non sono mai stato bravo ad annoiarmi. Non so mai cosa fare quando sono da solo con me stesso”.

2. “Bang Bang”.
La canzone più veloce e più aggressiva dell’album è anche il primo singolo e la prima canzone che Armstrong scrisse per questo progetto. “È stato piacevole vedere come sia stata una cosa naturale e spontanea scrivere una canzone come ‘Bang Bang’”, afferma Armstrong, “che è una delle migliori canzoni punk che io abbia mai buttato giù. E semplicemente si è scritta da sola. Non ci ho dovuto pensare molto. L’ho mostrata ai ragazzi, e pensavo: ‘Questa ha il suono dei Green Day’. L’ho mostrata a Mike e Tré che ne sono rimasti sbalorditi”. In questa canzone Armstrong canta dal punto di vista di uno psicopatico che imbraccia un fucile per sparare sulla folla (“I am a semiautomatic lonely boy/You’re dead/I’m well fed”). “La cosa spaventosa è che mentre entravo nella mente del personaggio, ha cominciato a girarmi la testa”, afferma Armstrong.

3. “Revolution Radio”.
“Give me cherry bombs and gasoline!”, canta Armstrong nella canzone che dà il titolo all’album. L’idea gli venne a New York due anni fa, quando incappò in una protesta del movimento ‘Black Lives Matter’; prima che se ne accorgesse, Armstrong uscì dalla sua macchina e si unì alla folla sulla Eighth Avenue. “Urlavo: ‘Mani in alto, non sparate’”, dice. “Sentivo di stare dalla parte giusta della storia. È come se qualcosa si stesse rompendo nel mondo. Un sacco di vecchia gente sta sparendo e i valori degli anni ’50 iniziano a disintegrarsi, mentre quello che successe negli anni ’60 sta iniziando a manifestarsi sempre di più”.

4. “Say Goodbye”.
Questa canzone rispecchia la reazione che Armstrong ebbe alla vista di immagini che mostravano veicoli militari nelle strade di Ferguson in Missouri. “Mi sono chiesto: ‘Ma in che razza di paese vivo? Che differenza c’è tra questo e la Primavera Araba?’”. Il verso “Teach your children well from the bottom of the well”, contiene un chiaro riferimento ad altri avvenimenti contemporanei: “Pensavo alla cittadina di Flint, in Michigan, dove cercano di educare i figli mentre bevono acqua inquinata”, afferma Armstrong. “Non si possono istruire le persone che sono a quel livello di disperazione”.

5. “Outlaws”.
Un pezzo malinconico che dà uno sguardo al passato punk adolescenziale della band: “When we were outlaws/When we were forever young”. “Mi sentivo nostalgico a pensare a quando io e Mike scassinavamo le macchine per rubare cassette, accendini e altra robaccia”, dice Armstrong. La band considera questo pezzo una specie di sequel di “Christie Road”, canzone del 1992, che parla dello stesso periodo delle loro vite.

6. “Bouncing off the Wall”.
In origine era stata intitolata “Concrete Dream” ed è stata una delle ultime canzoni a entrare a far parte dell’album. Questa canzone ha un’aria divertente e quasi da masturbazione: “It’s all that I want and I want to be free”, canta Armstrong. “Got Satan riding next to me/‘Cause we’re all bloody freaks/And we’ll give you the creeps/Chasing fireflies and zeroes”.

7. “Still Breathing”.
Un tossico in punto di morte, un giocatore d’azzardo che sta per perdere tutto e un soldato ferito in prima linea sono i personaggi di questa inquietante canzone che si sviluppa lentamente. “Questa è una canzone davvero pesante”, dice Armstrong. “A volte cerco di non essere troppo profondo, ma altre proprio mi viene spontaneo”. Il ritornello “I’m still breathing on my own” allude al fatto che “ad un certo punto del nostro percorso siamo tutti destinati a farci tenere in vita artificialmente”, afferma Armstrong. “Con il passare del tempo, i propri pensieri diventano più tetri”.

8. “Youngblood”.
Questa perla power-pop è dedicata a Adrienne, moglie di Armstrong da dodici anni. “I want to hold you like a gun”, canta Billie Joe. “We’ll shoot the moon into the sun”. “È facile scrivere canzoni su di lei perché è semplicemente meravigliosa”, afferma Armstrong. “È il cedro tra gli alberi del Minnesota”. La canzone si completa con una battuta finale: “Are you broken/Like I’m broken/Are you restless?/She said, ‘Fuck you, I’m from Oakland!’”.

9. “Too Dumb to Die”. Dopo un’introduzione musicalmente povera, la canzone scoppia in una progressione di melodie e accordi che sarebbero potuti appartenere a “Dookie”, accompagnati da un testo profondamente autobiografico: “I was a high school atom bomb”, canta Armstrong, “going off on the weekends/Smoking dope and mowing lawns/And I hated all the new trends… I’m hanging on a dream that’ too dumb to die” (“Ero una bomba atomica alle superiori/Suonavo nei weekend/Fumavo erba e tosavo il prato/E odiavo tutte le ultime tendenze… Aspetto un sogno che è troppo stupido per morire”).

10. “Troubled Times”.
Un sinistro rocker ispeziona l’America sull’orlo del disastro, piena di disordini razziali e disuguaglianza economica. “Vorrei tanto che l’espressione ‘viviamo in tempi difficili’ fosse solo un cliché, ma non lo è”, dice Armstrong. “Trump sta facendo leva sulle paure della gente, sulla loro rabbia e disperazione… Sta dando carne in pasto a cani affamati”.

11. “Forever Now”.
È la canzone più ambiziosa dell’album, della durata di quasi sette minuti. Si tratta di una specie di impetuosa mini rock opera, che unisce varie canzoni, compreso un pezzo della canzone d’apertura “Somewhere Now”. “‘Forever Now’ chiude il cerchio e onestamente è stato divertente scriverla”, dice Armstrong. “Puoi essere semplicemente quel ragazzino nella tua stanza e sentirti un dio del rock”. La traccia comincia con queste parole: “My name is Billie and I’m freaking out” (“Mi chiamo Billie e sto sbarellando”), che Armstrong considera “il verso più onesto che abbia mia scritto”; e finisce con il motivo “I ain’t gonna stand in line no more” (“Non starò ancora in riga”): “È come lo slogan di una dimostrazione”, dice Armstrong. “Si è di fronte a un bivio: accetto lo status quo o decido di non farmi manipolare? È chiedersi: ‘Cosa vogliamo? Giustizia. Quando la vogliamo? Ora!’”. La canzone comincia come se si trattasse di tre pezzi indipendenti che Armstrong riesce a unire: “È stato davvero difficile”, dice. “Ma alla fine, quando si arriva a quell’enorme ritornello, dove tutte le cose si sovrappongono l’una all’altra, ritornando a quel riff, il risultato è semplicemente meraviglioso, cazzo!”.
“Ho visto questa canzone cambiare così tante volte”, aggiunge Tré Cool. “La cosa bella è che Billie non ha forzato niente. Ha semplicemente lasciato che le cose accadessero mentre provava roba diversa. Poi c’è stato questo momento d’illuminazione dove ci ha detto: ‘Penso di avere trovato quello che stavo cercando’. Ed è stato fantastico. Avevamo la pelle d’oca nella stanza”.

12. “Ordinary World”.
Armstrong scrisse questa ballata per l’omonimo film di prossima uscita, dove recita nei panni di un rocker fallito convertito in uomo di famiglia. Fu il regista Lee Kirk a chiedergli di scrivere una canzone toccante per il suo personaggio. Gli ci sono voluti un paio di tentativi, ma alla fine si è ritrovato con una canzone così potente che l’ha voluta anche sul nuovo album dei Green Day. Il verso finale conferisce all’album il suo lieto fine: “Baby, I don’t have much”, canta Armstrong sopra una melodia acustica accompagnata da una leggera chitarra elettrica, “but what we have is more than enough/Ordinary world” (“Tesoro, non ho molto/Ma quello che abbiamo è più che sufficiente”).
 
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