Green Day: La prima, leggendaria intervista fatta da RS USA

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view post Posted on 20/1/2014, 16:13

†She screams in silence†

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Versione integrale della primissima intervista rilasciata dai Green Day a Rolling Stone America, nel Gennaio 1995

Dirnt aveva 15 anni e se n’era già andato da casa. Tra i posti in cui ha abitato, un camioncino, una stanza nel palazzo dove abitava Billie, uno squat punk. Lui e Billie cominciarono a vivere solo per i weekend al Gilman Street Project. Il club, ricavato dal retro di un negozio di oggetti in vimini, passava assolutamente inosservato. A quelli che conoscevano l’entrata laterale, tuttavia, il negozio apriva un mondo di pavimenti in legno malridotti, graffiti alle pareti, band con il look e il suono del primo punk inglese, quello dei Sex Pistols e dei Buzzocks. Quando ne parla, Billie dice che quel posto è stato la sua “salvezza”. La notte la zona – un’area con abitazioni minuscole, in cattivo stato, messe in fila come tante lapidi – si popolava di persone che frequentavano il Gilman. Dal momento che il club attirava gente di tutte le età e non serviva alcol, la strada si riempiva di giovani punk che bevevano birra e si facevano di Robitussin, farmaco per la tosse consumato a grandi dosi su cui anche Armstrong ammette di avere occasionalmente indugiato.



Più o meno in quel periodo, Armstrong e Dirnt formarono gli Sweet Children, la band che avrebbe in seguito cambiato nome ispirandosi a una loro canzone che parlava di giornate trascorse a gironzolare e fumare erba: Green Day. Dirnt continuava a frequentare la scuola, suonare nella band e vivere da solo, e per mantenersi lavorava come cuoco. Rischiò però di non diplomarsi quando sua madre si rifiutò di firmargli una giustificazione per una assenza a scuola. «Presi da parte mia madre», ricorda Dirnt, «e le dissi: “Le cose stanno così. La tua vita è un tale casino, perciò non basta che una volta ogni sei mesi mi chiedi se ho fatto i compiti e che ti fai i fatti miei. Ho avuto problemi fino a ora? No, e se mi lasci in pace riuscirò anche a diplomarmi. L’unica volta in cui decidi di ascoltare la tua coscienza mandi tutto a puttane. Non recitare la parte della mamma una volta l’anno. Non è il caso”». Alla fine Dirnt si è diplomato e ha frequentato anche per un anno i corsi al college. Armstrong, invece, non ci è arrivato. Lui e Dirnt si erano trasferiti in uno squat a Oakland (fonte d’ispirazione per la canzone Welcome to Paradise). Dopo avere abbandonato il lavoro e la famiglia, Armstrong aveva mollato anche la scuola su incoraggiamento della madre che da giovane aveva come lui.«Faccio ancora incubi in cui sono in classe e prendo un’insufficienza», fa una pausa e ride. «Quando stavo per abbandonare la scuola mi ricordo di avere consegnato la cedola che certificava il ritiro a un professore e lui mi ha chiesto: “E tu chi sei?”».Accadeva sette giorni prima dell’uscita di 39/Smooth. Con quel disco in circolazione Armstrong e Dirnt, diciassettenni, assieme al batterista John Kiftmeyer cominciarono un tour in furgone per il Paese.



Alla fine Kiftmeyer decise di tagliare la corda. Senza allontanarsi da Gilman Street, Armstrong e Dirnt reclutarono Tre Cool che, nonostante avesse un anno meno di loro, aveva già cinque anni di esperienza alle spalle.Tre Cool non era il suo vero nome. I primi 12 anni della sua vita era stato semplicemente Frank Edwin Wright III.Tre viveva con i genitori e un fratello maggiore sulle Mendocino Mountains californiane (una località famosa per l’alta concentrazione di hippy e le coltivazioni di marijuana), dove suo padre – ex elicotterista in Vietnam – li aveva portati per isolarli in attesa del suo ritorno. L’abitazione più vicina era a un paio di chilometri.«Era noiosissimo laggiù», racconta Tre. «Passeggiavo per quelle montagne ed era un posto completamente selvaggio». Fortunatamente quel vicino di casa era Lawrence Livermore, leader della band punk rock Lookouts e fondatore della Lookout! Records. Quando la sua band aveva avuto bisogno di un batterista, Livermore aveva chiesto aiuto proprio al dodicenne Wright. Lo ribattezzò Tre Cool e assieme registrarono un album. «Per un bel po’ non mi fecero nemmeno usare i piatti», racconta Tre. «Lawrence li teneva chiusi a chiave. Ne tirava fuori uno alla volta e me lo passava».Al secondo anno alla high school (nel quale era anche capoclasse) Tre ne ebbe abbastanza. «Mi limitai a dire: “Arrivederci ragazzi. Alla prossima”». Quindi fece l’esame per essere ammesso – cosa che avvenne – in un college vicino. Ma quando le richieste di tour aumentarono, anche la scuola dovette aspettare.



Il padre di Tre, proprietario di una società di autotrasporti, revisionò un vecchio bibliobus e fece l’autista dei Green Day in tre diversi tour.«Li ho visti crescere. Erano una banda di ragazzini e sono diventati musicisti con un’etica del lavoro», ricorda il padre di Tre, Frank Wright.«Nei loro primi due tour era una festa continua. Davvero non mi spiego come ce l’abbiano fatta. E pensare che si esercitavano qui, nel mio salotto e molte erano canzoni per Dookie. Le senti nascere e non ti aspetti che ci sia gente che va a comprarsele. Ma quando succede, beh allora pensi “wow, fantastico!”».



I Green Day hanno aspirazioni letterarie.«Vogliamo scrivere il nostro rock book», spiega Tre. «Si intitolerà Insult to injury (Il danno e la beffa). Sarà un elenco di tutti i nostri guai».Un esempio: «Mike ha avuto un problema cardiaco», racconta Armstrong. «La sua valvola mitralica è troppo grande, e a volte ha un dolore al petto come se qualcuno lo pugnalasse. Dipende in gran parte dallo stress. E ha qualcosa a che vedere forse con il fatto di essere nato con l’eroina che già gli scorreva nelle vene. Ancora: Mike si è rotto i denti a Woodstock e lo hanno operato. Io mi sono rotto i legamenti della caviglia e in questo momento devo portare il busto. Tre ha avuto un incidente in Spagna perché era ubriaco. Io ho sbattuto la faccia contro un palo e me la sono aperta. Mike ha fatto a cuscinate con la sua ragazza e si è rotto entrambe le braccia, ha avuto il colpo della strega e sei punti in testa. Tre, sempre ubriaco, è caduto giù da un furgone a San Diego. Mike si è rotto il dito…».Armstrong ride: «Tutto questo ha dell’incredibile. A questo punto, credo che l’unica cosa che dovremmo temere veramente è un qualche strano incidente con un aspirapolvere».



Per essere un raduno di veterani del punk rock c’è un sacco di amore in questa stanza. Siamo nel backstage del Los Angeles Hollywood Palladium e la stanzetta comincia a riempirsi di gente. Mike D dei Beastie Boy si è fermato a salutare. La stessa cosa hanno fatto i membri dei Bad Religion e Greg Hetson dei Circle Jerks. Pat Smear, chitarrista dei Germs e dei Nirvana, chiacchiera tranquillamente con un gruppetto di amici. Il clima è civile e pacato – esattamente l’opposto di quando la band sta per salire al volo sul palco – e i tre ospiti sono cordiali e accomodanti.Armostrong sembra un bambino al compleanno dei genitori. Socializza parlando di volta in volta con tutte quelle persone più grandi di lui, un po’ impacciato, prima di rifugiarsi in un angolo e dividere una sedia con la moglie. Tre, che si è spostato da una sedia vicino alla fidanzata al termosifone in corridoio, ed è tornato di nuovo di fianco alla ragazza, esce infine a fumarsi una canna. Dall’altra parte della stanza, Dirnt fa gli onori di casa e ringrazia tutti i convenuti. Sembra quello più a suo agio tra i membri dei Green Day, il più tranquillo nel gestire la situazione. Almeno fino a quando un amico si congratula per il tutto esaurito. Lo guarda perplesso e scuote la testa.



«Qualcuno l’altro giorno prima del concerto mi ha detto: “Quindicimila persone in questa arena, è quello che hai sempre sognato”», dice Dirnt. «L’ho guardato e ho risposto: “Errore. È quello che non ho mai nemmeno osato sognare”».Lui e chiunque altro. È il 1994 e i Green Day stanno facendo soldi a palate. Lo stesso segmento di società che si era un tempo scagliato contro il punk rock lo abbraccia ora con voluttà. Vallo a capire! Mtv non sembra mai sazia. I talent scout discografici scandagliano la campagna in cerca di vibrazioni punk. Le vecchie band antiestablishment (vedi Circle Jerks) tornano alla carica. Quanto basta per spingere la controcultura a disprezzare se stessa.Per i Green Day il botto ha favorito una ri-valutazione, quando non una crisi d’identità. Si preoccupano della propria credibilità, benché conoscano alla perfezione le loro origini. Per evitare il naufragio cercano di distinguersi dagli Offspring, l’altro gruppo di cui si parla spesso quando si tocca l’argomento nuove proposte punk. E benché sia vero che le due band provengono da contesti molto diversi e non abbiano molto in comune, quello che i Green Day non capiscono è che queste distinzioni non interessano nessuno a parte loro.



Per il 99% della popolazione la musica pop è tutta uguale. Nonostante i Green Day elenchino tra i propri eroi band post punk di metà anni 80 come i Replacements e gruppi dell’area di Berkeley come gli Operation Ivy, la verità è che le regole hanno cominciato a cambiare quando il punk rock ha preso d’assalto per la prima volta la scena musicale alla fine degli anni 70. È stata la prima ondata di band punk a mutare il paesaggio musicale al punto da alterare la definizione di quello che sarebbe stato considerato mainstream più di un decennio dopo.«Leggere dell’esplosione delle nuove band punk fa riflettere», dice Armstrong. «Quando leggevo la stessa cosa alcuni anni fa pensavo fosse stupido. Adesso sta capitando a me, e continuo a pensare sia stupido. Per certi aspetti sono davvero contento che Kurt Cobain non debba assistere a questa cosa».Sul palco del Palladium, la confusione di Armstrong è al culmine. Indossa un abito da clown color lavanda e impreca verso la folla, anche se nel profondo del cuore sa che le cose non gli vanno così male. Eppure ha un atteggiamento arrabbiato – la chitarra, che possiede da quando ha 11 anni, in verticale, il braccio che colpisce violentemente, il viso che si contrae e si contorce spasmodicamente come quello di un lavoratore delle poste incazzato – mentre suona con enorme gioia. Vecchie canzoni a due accordi come 2.0000 Light Years Away lasciano il posto ai tre accordi di Chump senza perdere in concentrazione ed energia. Nel frattempo Dirnt saltella sul palco, fermandosi solo per accompagnarlo con cori perfetti o per sbattere ripetutamente la testa sul microfono.Un movimento perpetuo, un gioiello pop dopo l’altro, tirando la folla di ragazzi a più non posso: “Basket Case”, “Having a Blast”, “Burnout”, “Armitage Shanks”.



Senza una pausa, i Green Day le presentano mentre Armstrong si spinge a poco a poco al limite del palco per incitare il pubblico. Anche quando si scaglia contro la folla -«Ehi voi, macho, omofobici teste di cazzo, andate affanculo. Dico sul serio, andate affanculo» – attraversa il palco con innegabile presenza da star.«La gente della comunità punk non ama il successo dei Green Day, e il fatto che tra quelli che li amano ci siano un sacco di idioti, ma l’album è buono», dice Ben Weasel, l’ex leader dei Screaching Weasel e attuale giornalista di Maximumrocknroll. «Se ti piacevano prima, ma non ti piace questo album, è per ragion i politiche, non musicali».Gilman Street – il club in cui sono nati non solo i Green Day ma anche la miriade di band che sono state le loro guide spirituali – è di sicuro un posto frequentato da gente dalle idee politiche ben definite. È stato qui che un gruppo di punk ha assalito il cantante dei Dead Kennedy, Jello Biafra, spaccandogli una gamba e procurandogli danni a un ginocchio e ferite alla testa.Ed è in questo club – a cui tutti e tre giurano nondimeno imperitura fedeltà – che la band ha capito che la strada di casa era per sempre sbarrata.



«Quel posto e quella cultura mi hanno salvato la vita», dice Armstrong. «Era un ricettacolo di reietti e sfigati. Non si riduceva tutto solo a pogare e togliersi la camicia. Che è poi quello che odio del nuovo mainstream: un’esibizione di violenza. Siamo tutti ammassati su questo carrozzone paranoico. Per me il punk rock voleva dire fare lo scemo, portare un tappeto a Gilman Street, farci salire un po’di amici e farlo roteare. O fare mosh pit, spintonarsi e lanciarsi l’uno contro l’altro, su dei tricicli. Il messaggio arrivava comunque alla gente ma allo stesso tempo era divertente. E nessuno si vergognava di parlare d’amore. Adesso è tutta un’altra storia».

I

Green Day e l’uso di droghe.D irnt: «Credo che bere e usare droghe sia molto importante. Quando Billie mi ha passato lo shuffle beat di “Longview”, stavo facendo un viaggio perfetto con un acido ed ero appoggiato al muro con il basso in grembo. Arrivò senza cercarlo. Dissi: “Billie, senti questo. Non è la cosa più strana che hai mai ascoltato?”. In seguito mi ci è voluto un sacco di tempo per riuscire a suonarlo, ma quando ero fatto aveva senso. Secondo me tutti dovrebbero calarsi un acido nella vita. Beh, certa gente non ha la personalità adatta. Ma è importante».Tre: «Quando la gente porta l’erba ai nostri concerti, è fantastico. Io faccio da cavia. Se qualcuno lancia un sacchetto d’erba sul palco, Billie si preoccupa che non ci scoppi il cervello. Ma io mi ci tuffo».Billie: «Credo di avere un problemino con l’alcol in questo momento. Bevo tutti i giorni e lo uso per rilassarmi. Non sono alcolizzato, è solo che ogni tanto esagero. La cosa che preferiamo – beh, a Tre piace l’erba – è lo speed. La gente pensa che siamo dei gran fumatori d’erba, anche se il nostro suono è più da anfetamina. Lo speed è stato il mio viaggio per un sacco di tempo. Era quella la droga dell’ambiente da cui provengo».



«Ho un sacco di cose da mettere a posto. Mia madre è assistita dallo Stato in attesa di trovare lavoro».Sono le 10.30 di mattina e Mike Dirnt si sta scolando la seconda tazza di caffé. Si lascia scivolare sulla sedia, sorride e ammette che a causa del suo cuore deve darci un taglio con la caffeina. Poi sorride di nuovo, beve un’altra sorsata e continua.«La gente dice “hai tutti quei soldi e tua madre è assistita dallo Stato?” Non ho avuto un attimo di tempo», spiega Dirnt. «Ho in programma di affrontare questa storia. È stressante vedere tua madre in quelle condizioni e preoccuparsi per la sua salute. Lei e la mia sorellastra non muoiono di fame, ma vivono in povertà. Certo che ho voglia di aiutarle».È arrivato il momento di tirare le somme.



Il tour di un anno dei Green Day è terminato – si è concluso con un’esibizione al Saturday Night Live e un concerto con altre band al Madison Square Garden di New York. Ed è arrivato il momento di riprendersi la vita, dando per scontato che sappiano cosa voglia dire. Armstrong e Tre hanno comprato casa – Armstrong nel quartiere più residenziale di tutti, a un passo dal suo negozio di dischi preferito e dai punk adolescenti e dagli hippy non più giovanissimi che vendono collanine a Telegraph Avenue. Tre nella più appartata Oakland Hills. Entrambi si augurano di aspettare l’arrivo dei figli in pace. Dirnt sta prendendo in considerazione l’idea di un trasloco ma non si sente ancora pronto. L’unica cosa certa è che il gruppo si prenderà una lunga pausa per ricaricarsi.«Abbiamo avuto parecchi problemi, relazioni e tutto il resto, e penso che per un po’ ce ne staremo tranquilli», dice Dirnt. «Sono sicuro che è venuto in mente a tutti e tre di lasciare perdere per sempre. Ma non siamo quel tipo di gente».Al di là delle soluzioni personali su cosa significhi passare bruscamente dall’anonimato alla fama c’è l’annosa questione se una band possa conservare davvero il proprio sistema di valori mentre tutto attorno cambia drasticamente. Passare da una sostanziale povertà alla sicurezza finanziaria basta da sola a sollevare questo dilemma. Benché sia ancora presto per giudicarli, i Green Day hanno dato due indicazioni concrete sul fatto di potere mettere in pratica quello che predicano.



Primo, la band ha avuto la meglio su Ticketmaster – un compito probabilmente agevolato dalla battaglia tuttora in corso dei Pearl Jam con il gigante della vendita di biglietti – assicurando che i prezzi dei biglietti per i concerti del loro recente tour non superassero i 15 dollari. Secondo, e più importante per la comunità da cui provengono, la band ha fatto in modo che la Lookout! Records ricevesse il 100% dei diritti dei loro primi due album. Con il record di vendite assicurato, ce n’è abbastanza per un boom finanziario capace di tenere in piedi l’etichetta per anni.«È la cosa più assurda che abbia mai visto», dice Weasel, la cui band attuale, i Riverdales, è a sua volta scritturata dalla Lookout! «Quando li abbiamo conosciuti, Mike e Billie avevano 17 anni. Eravamo ospiti di Lawrence Livermore in montagna. Eravamo disgustati da quei ragazzi. Pensavamo fossero i più grandi idioti che avessimo mai incontrato. Erano sempre ubriachi, vomitavano dal mattino alla sera e fumavano erba in continuazione. Quando li ho incontrati la volta successiva ovviamente ero preoccupato. Si sono dimostrati super gentili e tranquilli. Per quanto riguarda il successo, sorprendentemente sono diventati più maturi e non si sono fatti fregare. Sono diventati davvero delle gran belle persone».Per facilitare il processo, ogni membro della band parla della necessità di tornare in qualche modo alla normalità. Il piano di Tre è passare più tempo possibile senza fare niente. Dirnt vuole fare musica con la tipologia più ampia possibile di musicisti – jazz, funk, rock – prima di tornare a suonare il materiale dei Green Day. Parla anche della possibilità di realizzare il sogno di presentare monologhi comici. Armstrong sta per cominciare a prendere lezioni di Lamaze, tecnica di rilassamento pre-parto, con Adrienne («Una cosa che voglio insegnare a mio figlio è la sensibilità», dice Armstrong a proposito della su prossima paternità. «Voglio insegnargli a non essere uno di quei mostri macho»). Ci sono anche canzoni da scrivere e gente da ritrovare.«Ho perso il contatto con la mia famiglia», confessa Armstrong. «È deprimente. Ho perso contatto con un sacco di gente».La famiglia concorda. «A volte mi fa arrabbiare perché allontana la famiglia, e non sempre mi è chiaro perché», dice Anna Armstrong. «Ma è un bravo ragazzo. È un bravo fratello e un bravo zio per mio figlio. Non è cambiato. Gli ho chiesto se c’era qualcosa di cui non voleva parlassi, e ha risposto no. Ha detto: “Digli che pisciavo a letto”. Bagnava il letto da bambino. Allora gli ho ricordato che lo fa ancora e lui mi ha risposto: “Lo so. L’ho fatto anche l’altra notte”. Ecco com’è Billie Joe, ha 22 anni e bagna ancora il letto».Un motivo in più per chi giudica i Green Day dei ragazzini – marmocchi pagati per fare casino e mettersi nei guai. In realtà è una ragione in più per i Green Day.«Non me ne frega niente se la gente pensa che sono insignificante perché ho 22 anni», dice Armstrong. «È fantastico Abbiamo segnato un cambio generazionale. Grande. Suono da più tempo di molte altre band, e sono anche più giovane di loro».



Dopo dieci anni di amicizia iniziata a scuola, Armstrong e Dirnt spesso devono affrontare situazioni terrificanti – il palco in uno stadio pieno, gli Mtv Video Awards, l’assedio di fan in cerca di autografi – guardandosi negli occhi senza sapere se ridere o darsela a gambe.«Ho detto a Billie: “Portiamola avanti il più possibile”», racconta Dirnt. «”Freghiamocene dei soldi e di tutto il resto, tanto li perderemo lo stesso. L’unica cosa che conta è che sia stata un gran bella storia”». Fa una pausa e ripensa a quello che ha detto. «Credo che ne saremo capaci». Si ferma di nuovo. «Per molti versi lo siamo già stati».
 
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Jimmygirl
view post Posted on 20/1/2014, 22:40




So che è un commento nostalgico, da "eh i vecchi tempi, non ci sono più le vecchie stagioni" ed è anche assolutamente inappropriato da parte mia, dato che in quegli anni ero decisamente troppo piccola per ascoltare i green day e interessarmi a loro, ma quella parte della vita dei Green Day è quella a cui sono più legata, sono i Green Day di cui mi sono innamorata, un po' per ribellione pre-adolescenziale, lo ammetto, ma rappresentavano esattamente quello che un gruppo punk doveva essere per me, per l'idea che ne avevo, ed è tutt'ora il loro momento musicale da cui sono più attratta.
I gruppetti underground, i tour organizzati alla cazzo di cane, la sola voglia di farsi conoscere e far ascoltare il proprio demo a più persone possibile…è un ambiente così spumeggiante che non riesco a non esserne sempre affascinata. Con questo non voglio dire che dovrebbero tornare a com'erano in quegli anni, perché adesso sarebbero ridicoli. E non significa neanche che li considero dei venduti per il solo fatto che hanno firmato con una major, anzi, sono sempre stata in disaccordo con chi li considera commerciali o venduti per il semplice fatto che hanno avuto successo o perché il loro genere non è più quello degli anni 90. Ma gli anni degli esordi sono bellissimi proprio perché sono una specie di limbo. E' il momento in cui stai sul trampolino un secondo prima di lanciarti, è il momento in cui si decide se si vuol fare sul serio o se è soltanto un passatempo…insomma tutto questo per dire che le interviste che rilasciavano in quegli anni mi lasciano sempre con gli occhi a cuoricino e con un sacco di malinconia verso qualsiasi cosa per ore e ore…
Grazie per averla postata, Fra, è davvero bellissima
:*__*: :upup:
 
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sofiazoe
view post Posted on 21/1/2014, 09:17




Passava assolutamente inosservato. ............ ;) ^_^
 
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2 replies since 20/1/2014, 16:13   88 views
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