Vodka Alla Fragola, Christian And Gloria

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Roxy Rockbell
view post Posted on 15/2/2013, 21:48




Avevo postato questa storia qualche anno fa sempre su questo forum, ma rileggendola mi sono accorta che era un vero e proprio obbrobrio e ho deciso di riscriverla. ^^ Sentitevi liberi di lanciarmi addosso pomodori e quant'altro.
Buona lettura!

Vodka Alla Fragola

Prologo



« Born Into Nixon I was raised in hell»
Per chi davvero è nato nell' era del presidente protagonista dello scandalo d' America, queste parole probabilmente riassumono la sua vita. Non so cosa si provi ad aver vissuto una vita del genere, e probabilmente non lo saprò mai. In questa città nel cuore dell’America il cui nome non ha poi così tanta importanza, due anime sono cresciute all’inferno.



Capitolo 1: Viva la Gloria ?

Era probabilmente il pomeriggio della seconda metà di luglio più caldo degli ultimi vent’anni: non un alito di vento spirava in città, non un passante in giro per le strade, perfino le cicale erano troppo accaldate per riuscire a rompere il silenzio con il loro frinire. La gente al giorno d’oggi non sa più accontentarsi: ci si lamenta che l’inverno è troppo freddo e nevoso e non si desidera altro che l’arrivo della primavera, ma quando questa arriva è troppo piovosa o ventosa e così si finisce col lamentarsi perché l’estate sembra non voler arrivare mai. Che fosse autunno, inverno, primavera o estate, a lei non importava: ogni stagione era uguale all’altra, perché le notizie che la sua vecchia radio passava erano sempre le stesse. Politici dai discorsi inconcludenti, guerre che portavano ad altre guerre e mentre la tecnologia e i mass media progredivano ad una velocità vertiginosa, gli uomini perdevano sempre di più la capacità di comunicare tra loro. E se c’era la tanto famigerata Crisi, questa, oltre ad essere economica, era una vera e propria crisi dei valori, e nessuno sembrava avere veramente intenzione di ribellarsi alla piega che le cose stavano prendendo. Affinché la storia delle nuove generazioni non fosse terribile come la sua, avrebbe lottato anche da sola per cambiare le cose, ma al giorno d’oggi,  per quanto si impegni, una persona sola non può fare la differenza. Se qualcuno c’era lassù, le aveva donato una cosa che le risultava davvero poco utile: un bell’aspetto. Avrebbe preferito di gran lunga essere meno attraente, così che la gente avesse badato a quello che aveva da dire, piuttosto che ad un bel viso e un fisico slanciato. E se c’era una cosa di sé stessa che davvero non riusciva ad  amare, quella era il suo nome. Un nome che non si addiceva ad  una persona che aveva perso la fede e che non riusciva davvero a far quadrare il bilancio della propria vita: Gloria. Di glorioso nella sua persona c’era ben poco, perché poche erano le cose che era riuscita a concludere nella sua vita, nessuno si era preso la briga di indirizzarla sulla giusta strada  e  le sue decisioni l’avevano portata lì dove si trovava in quel momento: sull’orlo di un burrone. Non sapeva neanche perché si prendesse il fastidio di vivere, dopotutto cadere era così facile, un corpo cade inevitabilmente se non c’è qualcosa o qualcuno che lo tiene attaccato alla vita: al momento tutto ciò che la teneva lontana dell’ idea del suicidio erano i suoi ideali, ai quali non avrebbe rinunciato per alcun motivo al mondo. Era un’anima abbandonata da tutti, ma non per questo mancava di determinazione, e finché il sangue non avesse smesso di scorrerle nelle vene, lei avrebbe cercato di cambiare le cose.

Sospirò, mentre le sue iridi color peltro scrutavano attentamente l’orizzonte. Sporse la testa in avanti così che un solitario refolo di vento le passasse tra i capelli. Sotto di lei, decine di metri più in basso,  la città pulsava di una vita troppo frenetica. A separarla dal vuoto c’era solo il parapetto mezzo diroccato di quel ponte: un rumore di passi alle sue spalle la spinse a voltarsi di scatto, perdendo l’equilibrio. Sarebbe stata una fine troppo ingloriosa e stupida, la sua, se un paio di braccia robuste non l’avessero tirata via dall’orlo del burrone così che lei e il suo misterioso salvatore rovinassero sul ruvido asfalto. Con un gemito di dolore si tirò su, togliendosi di dosso la polvere, prima di analizzare il non richiesto “eroe”. Era alto, almeno una spanna più di lei, gli occhi marrone scuro che la osservavano.


«Non avevo intenzione di buttarmi».


«A me sembrava il contrario».


«Generalmente si evita di arrivare di soppiatto alle spalle delle persone. Comunque sia, quello che volevo o non volevo fare non sono affari tuoi». Quel ponte diroccato era l’unico luogo in cui poteva fuggire per trovare pace dal rumore della città,  le serviva a pensare e a cercare di capire cosa la sua testa volesse dirle, e adesso era stato violato da qualcuno che oltretutto pretendeva di sapere cosa le passasse per la testa in quel momento. Anche se quello non lo sapeva nemmeno lei.


«Come preferisci, alla fine cosa vuoi fare della tua vita è una tua scelta.  Addio» disse voltandosi.  Gloria lo fissò nuovamente, cercando nella confusione che regnava nella sua testa qualcosa di appropriato da dire.

«...Aspetta». Il ragazzo si voltò con uno sguardo interrogativo. «Grazie. Ho un debito da saldare con te, se mai ci rivedremo».


Le sorrise. E, senza che il suo cervello avesse impartito alcun ordine, gli sorrise di rimando. Il pericolo era lontano, per il momento: ma era solo la quiete prima di una grande tempesta.




Per le anime coraggiose che hanno voglia di leggere qualcos'altro scritto dalla sottoscritta questo è il mio account EFP. ^^

Edited by Roxy Rockbell - 16/2/2013, 17:25
 
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Roxy Rockbell
view post Posted on 17/2/2013, 17:28




Capitolo 2: Dwelled By The Teamsters

« Parti, stupido rottame!».
Queste furono le imprecazioni provenienti da un relitto che in un’epoca remota doveva essere stato una Ford azzurra: generalmente risparmiava le imprecazioni per questioni di maggiore rilevanza, ma quella macchina che lui definiva “rottame” aveva ferito il suo già vacillante orgoglio numerose volte. Quella vecchia spugna di Sal, ciò che fino a qualche anno prima era tutto ciò che lui poteva definire come “famiglia”, non gli aveva insegnato nulla di particolarmente utile, se non come ricavarsi dell’ottimo Whiskey da una lattina, dell’acqua e una mela smangiucchiata. Essendo stato cresciuto da un camionista tra i camionisti, i motori sarebbero dovuti essere il suo pane quotidiano, ma, per quanto si fosse sforzato, la meccanica sarebbe rimasta un arcano per lui. La vita gli aveva insegnato cose molto diverse, perché viaggiando aveva visto quella che era la vera realtà americana e si era accorto che molta altra gente si trovava in casini assai più grandi dei suoi o di quelli di Sal. E quando la vita e lo Stato gli avevano portato via anche lui, due anni prima, si era trovato a fronteggiare da solo la realtà, maturando l’idea che i problemi dell’America erano in realtà così tanti da non poter essere estirpati uno ad uno. Bisognava bruciare tutto e costruirci sopra qualcosa di nuovo. Afferrò la chiave inglese e si fece coraggio.

***



La bici sfrecciava per le caotiche strade della città, quasi sepolte sotto l’ombra degli imponenti cartelloni pubblicitari. Tutto quel rumore la innervosiva tremendamente: curvò bruscamente a sinistra, inoltrandosi in un fitto groviglio di strade, fino a che l’odore acre del fumo non le colpì le narici, disgustandola. Si diresse decisa verso la fonte della coltre grigiastra, scoprendo che il responsabile di tutto era il non-voluto “eroe” che l’aveva quasi fatta precipitare giù da un ponte. Ad una prima occhiata sembrava che stesse avendo una violenta colluttazione con il carburatore di quella che forse in un tempo remoto era una macchina e che questo stesse vincendo alla grande. Fermò la bici e si diresse verso il ragazzo: gli doveva un favore, dopotutto. Gli prese di mano la chiave inglese e con fare scocciato lo spostò di lato, così che la lasciasse lavorare. Cinque minuti dopo la macchina aveva smesso di fumare ed emetteva un borbottio ben più rassicurante di quello precedente.
«Era il tappo del carburatore. L’ho sistemato come meglio potevo, ma non durerà a lungo, ti consiglio di cambiarlo al più presto se non vuoi che l’auto ti abbandoni definitivamente» spiegò risoluta Gloria. Il ragazzo si passò imbarazzato una mano tra i folti e spettinati capelli neri, dandole occasione di studiarlo meglio: converse nere, jeans sdruciti e una t-shirt bianca con il logo dei Ramones macchiata di quello che aveva tutta l’aria di essere olio per auto, segno dell’intensa relazione che avevano stretto il ragazzo e il carburatore.
«... Grazie».
«Dovere. Non amo avere debiti con gli altri» disse restituendogli la chiave inglese. « Ti consiglierei di evitare altri scontri con il carburatore, sarebbe un peccato rovinare qualche altra maglia di un buon gruppo».
Il giovane si rese conto delle pessime condizioni in cui era ridotta la sua T-shirt e si passò nervosamente una mano dietro il collo, messo all’angolo dalla schiettezza della ragazza. « Ne terrò conto. Comunque sia, io sono Christian».
«Gloria» rispose lei stingendo la mano che il ragazzo le aveva offerto.
«Posso offrirti qualcosa per sdebitarmi? Una birra, magari?».
Teoricamente non avrebbe avuto alcun motivo per sentirsi in debito con lei, dal momento che le aveva salvato la vita e lei lo aveva ripagato riparando la sua vecchia auto, ma Gloria sorvolò sui dettagli e si lasciò tentare dall’idea di una birra ghiacciata.

***



«Allora, ti andrebbe di spiegarmi perché avevi intenzione di buttarti?» domandò dopo aver buttato giù un lungo sorso della bevanda ghiacciata. Gloria sbuffò. « Certo che sei davvero insistente. Se proprio ci tieni tanto a saperlo, ero seria quando ho detto che non avevo intenzione di buttarmi: chiunque trasalirebbe se qualcuno gli si presentasse di soppiatto alle spalle, e per merito tuo ho rischiato veramente di lasciarci la pelle. Comunque sia, ci sono fin troppe cose che vorrei fare e che vorrei cambiare, prima di poter effettivamente morire».
«Del tipo?».
Gloria lo guardò, per poi spostare lo sguardo amareggiato verso l’orizzonte. Tutta quella curiosità era nuova, per lei. « Se non te ne fossi accorto, il mondo in cui viviamo fa piuttosto schifo, sotto certi aspetti. Sin da quando si è piccoli cercano di inculcarti l’idea di conformismo e di adeguamento alla società, poi, una volta che non sei diventato altro che un fantoccio la cui unica libertà è quella di obbedire, ti trattano come feccia. Sono certa che le cose andrebbero meglio se più gente facesse sentire la propria voce, perché molti altri si sveglierebbero dal torpore in cui sono caduti. Attualmente il silenzio è il vero nemico di queste persone».
Christian si lasciò sfuggire una risata amara.«Hai le idee piuttosto chiare, sul mondo moderno. E come avresti intenzione di cambiare le cose?».
Fu allora che lo vide per la prima volta bruciare nei suoi occhi, quel fuoco che le ardeva dentro e che la rendeva piena di ideali, traboccante di vita. «Combattendo il silenzio, facendo sentire la nostra voce. Quando la gente si vede sbattere in faccia la verità, non può rimanere indifferente, inizia a farsi delle domande».
«Mi dispiace contraddirti, ma sono i fatti, non le parole, a portare dei cambiamenti. Con le proteste e con la diplomazia si risolve ben poco, ma alla fine le cose non cambierebbero lo stesso».
Gloria si alzò di scatto, facendo cigolare il tetto della macchina sul quale erano seduti. No, non era ancora giunto il momento di arrendersi, e si sentiva in dovere di farlo capire a Christian, anche se era poco più di uno sconosciuto, per lei. «Ti sbagli. Riusciremo a cambiare le cose, anche se siamo in pochi a crederci, anche se tutti sono contro di noi. Ce la possiamo fare».
Si ritrovò a fissarla, rapito. Sembrava quasi che brillasse di luce propria e che con essa volesse liberare il mondo dalle ombre della notte. Si domandò chi fosse veramente quella donna e che cosa avesse passato nella sua così breve esistenza di così sconvolgente da essere riuscita a trovare la forza di credere in qualcosa.
«Gloria. L’America si sta inesorabilmente dirigendo verso la fine dei suoi giorni di gloria, eppure tu trovi la forza di dire che le cose possono cambiare. Cosa ti da tutta questa forza? Ti prego, raccontami la storia della tua vita».
 
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green_søul
view post Posted on 17/2/2013, 19:22




Dai dai!!!
Continua!
Mi piace come scrivi!! :D
 
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Roxy Rockbell
view post Posted on 17/2/2013, 19:27




CITAZIONE (green_søul @ 17/2/2013, 19:22) 
Dai dai!!!
Continua!
Mi piace come scrivi!! :D

Appena scrivo il nuovo capitolo posto ^^
Grazie per il complimento, cara :)
 
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Jimmygirl
view post Posted on 17/2/2013, 20:45




oh. complimentoni. Ho un sacco di cose da dire su questa FF!
Tanto per cominciare scrivi benissimo, poi mi piace da morire come hai strutturato la cosa...i dialoghi tra Christian e Gloria e anche i pensieri di loro due ricordano molto la struttura di una song Fic, parlano attraverso citazioni di canzoni dei Green Day...ti dirò, trovo molti lati in comune tra il tuo modo di scrivere e il modo di scrivere che uso io xD soprattutto nei dialoghi...quindi questa storia mi ha preso da subito...:D quindi ora hai l'obbligo morale di continuarla...
ti metto tra i preferiti su EFP
 
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Jakie Danger
view post Posted on 17/2/2013, 21:10




Ciau! Come vedi ho mantenuto la parola e ho letto!
Questa Fic è troppo bella, scrivi benissimo!
Mi piace un mondo, e intanto che c'ero ho recensito anche su EFP!
PS: Potresti scrivere tutti i capitoli normalmente? Ho fatto una fatica bestia a leggere il primo capitolo! xDD
 
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Roxy Rockbell
view post Posted on 18/2/2013, 14:33




CITAZIONE (Jimmygirl @ 17/2/2013, 20:45) 
oh. complimentoni. Ho un sacco di cose da dire su questa FF!
Tanto per cominciare scrivi benissimo, poi mi piace da morire come hai strutturato la cosa...i dialoghi tra Christian e Gloria e anche i pensieri di loro due ricordano molto la struttura di una song Fic, parlano attraverso citazioni di canzoni dei Green Day...ti dirò, trovo molti lati in comune tra il tuo modo di scrivere e il modo di scrivere che uso io xD soprattutto nei dialoghi...quindi questa storia mi ha preso da subito...:D quindi ora hai l'obbligo morale di continuarla...
ti metto tra i preferiti su EFP

Grazie mille per i complimenti, e io che credevo che la mia storia fosse senza speranze xD
Grazie anche a te, Jakie :) Comunque si', l'html sul forum non e' l'ideale da usare xD
 
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Jakie Danger
view post Posted on 18/2/2013, 17:06




Roxy, grazie a te ho capito quanto bello è 21st Century Breakdown, so che ho solo letto due capitoli però boh, è troppo WOW! Grazie miriadi!
 
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Jimmygirl
view post Posted on 18/2/2013, 17:53




CITAZIONE (Jakie Danger @ 18/2/2013, 17:06) 
Roxy, grazie a te ho capito quanto bello è 21st Century Breakdown, so che ho solo letto due capitoli però boh, è troppo WOW! Grazie miriadi!

Quoto la cate!
Ho rivalutato dei testi che non mi ero considerata xD
 
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Roxy Rockbell
view post Posted on 18/2/2013, 17:58




CITAZIONE (Jimmygirl @ 18/2/2013, 17:53) 
CITAZIONE (Jakie Danger @ 18/2/2013, 17:06) 
Roxy, grazie a te ho capito quanto bello è 21st Century Breakdown, so che ho solo letto due capitoli però boh, è troppo WOW! Grazie miriadi!

Quoto la cate!
Ho rivalutato dei testi che non mi ero considerata xD

No, ragazze, non si fa, adesso mi commuovo :')
Sappiate che sto scrivendo il terzo capitolo e che se ce la faccio entro stasera posto sia qui che su EFP ^^
 
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Jakie Danger
view post Posted on 18/2/2013, 18:17




Blafa ragaffa blafa!
Nou non commuoverti se no poi chi andrò avanti?
 
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Jimmygirl
view post Posted on 18/2/2013, 18:19




CITAZIONE (Roxy Rockbell @ 18/2/2013, 17:58) 
CITAZIONE (Jimmygirl @ 18/2/2013, 17:53) 
Quoto la cate!
Ho rivalutato dei testi che non mi ero considerata xD

No, ragazze, non si fa, adesso mi commuovo :')
Sappiate che sto scrivendo il terzo capitolo e che se ce la faccio entro stasera posto sia qui che su EFP ^^

Fantastico xD ti leggo in stereo, su due piattaforme, qui e su efp xD ahah
 
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Roxy Rockbell
view post Posted on 18/2/2013, 22:19




Ho fatto gli straordinari, ma alla fine ne è valsa la pena. Beccatevi un nuovo capitolo fresco fresco di scrittura.^^

Capitolo 3 : Another Place And Time.

Molto probabilmente non avrebbe dovuto aggiungere altre due birre grandi alla prima, altrimenti non gli sarebbe mai saltato in mente di fare una domanda così personale a qualcuno che conosceva da neanche due ore. Lei non sembrò curarsi particolarmente di questo dettaglio, anche se l’improvvisa ed accorata richiesta l’aveva un po’spiazzata: il mondo moderno era dotato di mezzi di comunicazione di ogni genere, ma ciò sembrava isolare gli uomini, piuttosto che avvicinarli. Si andava troppo di fretta per avere il tempo di ascoltare le storie degli altri.
Gloria tirò un sospiro e cercò di ricordare, ricordare quella parte della sua esistenza che aveva cercato di lobotomizzare, di cancellare dalla sua mente, anche se essa sembrava esservi impressa a fuoco. A lungo aveva sognato che la sua famiglia provenisse da un posto migliore e che quelli passati fossero tempi migliori, ma questi erano i sogni di una bambina, una bambina che non poteva sapere come la gente da cui lei sognava di discendere avesse a sua volta desiderato di provenire da un’epoca precedente, in cui si stava meglio. E’ sempre difficile accettare il proprio presente. Buttò giù un altro sorso di birra.
«Non è una storia interessante, la mia, ed ha ben poco di felice. Ho passato tutta la mia infanzia sognando un posto in cui non ci fosse stata miseria, dove era permesso ridere e sognare, un posto in cui potessi vivere con la mia famiglia senza casini. Ma quelli erano i sogni di una bambina, e la mia realtà era ben diversa. Per usare un termine più elegante, potrei definirmi una ‘’figlia d’arte’’: mio padre era un musicista, mia madre una groupie, ed io l’incidente di percorso che li aveva uniti, eravamo nei casini, ma felici. E poi ci fu la guerra, mio padre fu costretto a partire e non tornò più. Mamma non resse alla perdita e trovò conforto negli psicofarmaci ed io fui lasciata in collegio con la convinzione che la mia vita lì sarebbe stata migliore di quella che avrei potuto avere rimanendo con mia madre. Sono stata sei anni a marcire in quel posto e l’unica cosa che ho appreso è stata che l’America è disseminata di persone che erano in una situazione ben peggiore di quella della mia famiglia e che queste hanno bisogno di far sentire la loro voce». Finì di vuotare la bottiglia e la ripose con cura nella tracolla color militare che portava con sé. Christian aspettò che la ragazza continuasse il suo racconto, ma sembrava che quella non avesse altro da dire. Tuttavia non era soddisfatto, aveva bisogno di sapere di più su quella che forse avrebbe potuto essere la cura ad ogni cosa.
«E adesso, Gloria, hai trovato una casa?».La ragazza lo guardò con un’espressione indefinita e Christian vide il proprio riflesso negli occhi grigi di lei. «Che importanza ha? Tu, piuttosto, tocca a te a raccontare, adesso».
«Nato e cresciuto tra i camionisti, adesso non ho nessuno. L’uomo che mi ha tirato su è morto in guerra e da allora direi che il mondo mi fa più schifo di quanto non lo facesse prima, anche se, fortunatamente, ho i miei modi per guardare la realtà in maniera diversa. Tutto qui».
Gloria sorrise impercettibilmente. «LSD?».
«Perspicace...».
La ragazza saltò agilmente per terra.«Grazie per la birra, Christian» disse voltandosi«cerca di rimanere vivo, ok?».
«Dove posso trovarti?» chiese ricevendo in risposta un sorriso.
«Trovarmi in giro è più facile di quello che sembra, credimi. Dovresti provare ad unirti alla nostra causa, se lo Stato ti disgusta tanto».
«Ci rifletterò su» rispose senza pensarci troppo.
«Noi dimostriamo domani vicino la centrale energetica, nel quartiere industriale, facci un salto, se ti va». Detto questo , inforcò la sua bici, scappando via come un fuggiasco dei Critical Mass tra i vicoli dei bassifondi di quella città.

***



Il bello di vivere in posto che gli altri credevano abbandonato era che potevi chiamarlo davvero casa tua, perché nessuno si poteva permettere di dirti cosa puoi o non puoi fare. La stanza di quel motel apparentemente abbandonato era casa sua. Dietro la scrostata vernice blu della porta, sulla quale dei numeri in metallo arrugginito indicavano la cifra 823, c’erano le pareti del suo cuore tappezzate con frammenti della sua vita. Fogli di giornale, fotografie sbiadite di striscioni bruciati, spartiti, davano vita a dei muri i cui graffiti raccontavano chi era. Si buttò sul divano polveroso dopo essersi accesa una delle sue Winston Blu. Un altro giorno volgeva al termine, un altro giorno veniva sottratto alla sua vita, e non aveva ottenuto ancora nulla. Niente era cambiato, fuori di lei. Sapeva che quel ragazzo si sarebbe unito alla loro causa, ma avrebbe fatto una qualche differenza? Sarebbe cambiato qualcosa? Non avere una risposta a queste domande era profondamente scoraggiante per lei. Christian credeva nelle stesse cose in cui credeva lei, eppure era convinto che non ci fosse modo per sconfiggere un nemico così grande e potente. Espirò, mentre l’odore pungente del fumo le stuzzicava piacevolmente le narici. La forza con cui credeva nei suoi ideali non era molto diversa da quella di un qualunque altro ribelle, e nonostante questo lui la guardava come se fosse una santa. La santa di tutti i peccatori, magari. Quel ragazzo era pericoloso, era troppo simile e nel contempo troppo diverso da lei, per non attrarla. Al momento, nel suo attuale stato di confusione, innamorarsi non era tra le opzioni che voleva e poteva prendere in considerazione. Se fosse riuscita nel suo compito sarebbe stato lo Stato ad occuparsi di lei. Non aveva bisogno di nient’altro se non di un esercito di ribelli.
Spense il mozzicone della sigaretta nel posacenere e tirò fuori la bottiglia di birra di quel pomeriggio, riempendola pigramente con dell’alcool e un panno vecchio. Si infilò una t-shirt almeno tre taglie più grande e scivolò in un sonno inquieto, affollato di sogni ed incubi.

***



Una delle cose positive del cielo estivo era l’infinità di stelle che lo punteggiavano: bastava alzare un dito per far sembrare che sparissero, eppure erano così lontane e addirittura, forse, non esistevano. Sulla terrazza di un complesso di appartamenti ormai decadente Christian osservava il cielo notturno, riflettendo sul da farsi: se ci fosse stata anche una sola remota ma effettiva possibilità di far cambiare le cose, lui l’avrebbe accolta a braccia aperte. Lei poteva essere la soluzione, forse?
Guardò la pillola che aveva in mano con uno sguardo quasi affettuoso, dopodiché la ingoiò. E la realtà esplose di forme e colori mentre la sua mente annebbiata continuava a ripetere quel nome come un mantra.
Gloria.

Edited by Roxy Rockbell - 19/2/2013, 17:54
 
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Jakie Danger
view post Posted on 18/2/2013, 22:35




Mi.Piace.Molto. piente di meno, è troppo bella come storia, è troppo WOW!
 
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Roxy Rockbell
view post Posted on 18/2/2013, 22:42




CITAZIONE (Jakie Danger @ 18/2/2013, 22:35) 
Mi.Piace.Molto. piente di meno, è troppo bella come storia, è troppo WOW!

Grazie mille, Cate. ^^
 
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80 replies since 15/2/2013, 21:48   449 views
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