Cover Front Cover BackAnno di uscita 2004 13 tracks 57 minuti
01 American Idiot
02 Jesus of Suburbia
03 Holiday
04 Boulevard of Broken Dreams
05 Are We the Waiting
06 St. Jimmy
07 Give Me Novocain
08 She's a Rebel
09 Extraordinary Girl
10 Letterbomb
11 Wake Me Up
12 Homecoming
13 Whatsername
Riecco tornare alla ribalta i Green Day, che avevamo lasciati con l'ultimo album da studio "Warning" uscito nel 2000; da segnalare anche che un anno dopo pubblicarono "International Superhits", una raccolta dei loro più acclamati successi. Sono quindi passati quattro anni e ritroviamo i tre ragazzi di Berkeley proporre un lavoro per alcuni aspetti diverso dai precedenti; dopo quasi quindici anni di onoratissima carriera, col culmine raggiunto nel 1994 con "Dookie", era logico aspettarsi da loro una prova di maturità, ed infatti "American Idiot", il cui titolo prende spunto da una nota trasmissione televisiva statunitense di nome "American Idol", è un disco nel quale i Green Day puntano il dito principalmente contro la politica del loro presidente George W. Bush, ed è quindi un lavoro incentrato sulla protesta contro il potere del leader statunitense, accusato dalla band soprattutto per aver strumentalizzato l'11 settembre per dar vita ad una guerra inutile tanto quanto necessaria alle tasche dell'amministrazione a stelle e strisce. Da ricordare a questo proposito inoltre la partecipazione dei Green Day alla compilation "Rock Against Bush Vol.2" uscita nell'agosto di quest'anno.
Parliamo ora del disco: "American Idiot" è composto da 13 tracce per una durata complessiva di un ora circa, ma la vera novità sta nel fatto che il terzetto californiano ha voluto realizzare una sorta di "opera-rock", nel senso che sono presenti due brani di lunghezza ben superiore a quei tre minuti coi quali avevano abituato in passato, e questi due pezzi sono a loro volta divisi in più "atti": si tratta della seconda canzone "Jesus Of Suburbia" e della dodicesima "Homecoming", entrambe divise in cinque parti. Questa è senz'altro una novità e potrebbe essere interpretata come segno di maturità ed anche di coraggio da parte di Billy Joe e soci, ed ascoltandoli questi due pezzi è anche facile capire in che modo hanno voluto dividere le canzoni, con cambi di ritmo frequenti. L'album si apre col singolo di lancio che prende il nome del disco, "American Idiot", pezzo veloce, ritmato ed orecchiabile proprio in stile Green Day, ottimo per la promozione di quest'uscita; li ritroviamo allegri e spensierati anche in "Holiday", e molto propensi al classico rock nei pezzi seguenti "Boulevard Of Broken Dreams" e "Are We The Waiting", dove sono presenti dei melodici coretti stile anni '80. Ma c'è ne anche per ci ha nostalgia dei Green Day di "Dookie": "St. Jimmy" è la canzone adatta a costoro, veloce e coinvolgente, tipicamente punk rock; ma non mancano assolutamente neanche brani melodici e lenti come "Wake Me Up When September Ends" e la traccia di chiusura del disco "Whatsername", lenta ma contornata di chitarre distorte per renderla più graffiante.
I Green Day con questo disco dimostrano che forse è davvero valsa la pena aspettare quattro anni per un nuovo disco, infatti non hanno dato alla luce il solito album tappabuchi per contratto, ma hanno cercato di esplorare nuove esperienze, nuovi suoni, arricchendo così il loro bagaglio musicale, senza però tralasciare lo stile che li aveva contraddistinti negli anni '90: insomma un album per tutti gusti, sia per chi voleva qualcosa di nuovo, sia per chi sentiva semplicemente la loro mancanza. Promossi sicuramente, e li aspettiamo per un tour europeo, forse per gli inizi 2005 visto che fino a novembre di quest'anno saranno impegnati in Nord America.
a cura di Piero Di Battista