| CAPITOLO 2: Esco di casa, mi avvio verso la scuola quando ad un tratto vedo Kate, come la Middleton, la saluto ma lei non mi sente, ha su le cuffie, allora mi avvicino, lei si gira e si accorge della mia presenza, mi saluta con entusiasmo, ci scambiamo un bacio e tutto è normale, camminiamo mano per mano senza rendercene conto, intanto lei cambia canzone e io ci butto un occhio, ha scelto Nightmare degli Avenged Sevenfold, e io che le davo della punk rocker, ma mi sbagliavo, pensavo ascoltasse il punk, non il metal anche se, punk e metal, secondo me, vanno a braccetto. Entriamo nel cortile davanti all’entrata principale, ci avviamo vicino ad un muretto, ci sediamo e ci guardiamo negli occhi, li capì che Nightmare non era la canzone perfetta per quel momento, penso che ci stia bene Angel Blue oppure Good Riddance, cose così, tenere, un po’ sdolcinate per capirci. La conosco da meno di un giorno e già mi piace, mi piace come ragazza, è bella, simpatica per quel poco che ho potuto vedere, piena di se anche se tentennante, mi ha catturato con poche parole. Mi avvicino un po’ di più a lei, mi sorride, le sorrido, si toglie le cuffie con delicatezza e spegne l’mp3. - No, tieni su le cuffie, ti trovo io una canzone - le dico - Uhm ok..basta che sia dei Green Day! - poi tira fuori la lingua sorridendo e socchiudendo gli occhi - Ok donna! Ai suoi ordini! - esclamo scherzando mentre le cerco una canzone adatta a quel momento, poi trovo Longview le prendo una cuffia e faccio partire la canzone, la canto tutti tra me e me, tranne l’ultimo ritornello, quello glielo canto sussurrando nell’orecchio: “Bite my lip and close my eyes, take me away to Paradise I’m so damn bored, I’m going blind, and loneliness suffice, bite my lip and close my eyes, slipping away to Paradise, some stay ‘Quit or I’ll go blind’ but it’s just a myth”. Lei mi guarda negli occhi, siamo poco distanti l’uno dall’altro, ci stiamo per baciare, ma improvvisamente appare una sua amica, che la chiama perché la campanella è già suonata, allora entriamo, ci salutiamo e aspetto l’intervallo, ma non arriva più, ci mette troppo.
Finalmente suona. Esco dalla stanza gialla e mi dirigo verso l’atrio dove trovo Kate in mezzo a una miriade di gente, e ci spostiamo fuori in cortile, ci sediamo su uno dei muretti vicino all’uscita delle biciclette, e parliamo del più e del meno, di quello e di quell’altro, insomma, chiacchieriamo in quei dieci minuti che abbiamo a nostra disposizione, organizziamo una specie di appuntamento, scegliamo dove andare e cosa fare, in poche parole sappiamo già cosa fare. Quella dannata campanella suona e ci dirigiamo verso l’entrata e accompagno Kate alla sua classe, i suoi compagni di classe mi guardano con aria confusa, forse si chiedono io chi sia, è normale, nessuno qua mi conosce. La lascio lì con i suoi amici mentre io me ne vado verso la palestra anche se ho sempre odiato la ginnastica, saranno le mie capacità fisiche oppure il fumo, quel brutto vizio, ma può anche essere che sia io che non ne ho voglia, so di aver un bel fisico, ma so anche che così non va bene, ok, posso far tranquillamente educazione fisica, ma non voglio, mi fa paura, non mi piace farmi vedere mentre tento di fare flessioni. Non mi è mai piaciuta la ginnastica, ma in ogni caso mi dirigo verso lo spogliatoio e mi decido di cambiarmi, è solo la prima lezione, magari poi non la farò più, quanto la odio!
Fine giornata, esco dalla palestra mezzo morto e sfinito, cerco nella taschina dello zaino le Marlboro e ne tiro fuori una dal pacchetto, me la infilo in bocca e l’accendo, che noia, sempre il solito vizio. Vado verso l’uscita delle bici e noto Kate, tento di avvicinarmi però è con dei suoi amici, per di più tutti maschi, preferivo femmine ma va beh, devo combattere la mia paura, non ho un buon rapporto con la gente, mi fa paura, non so vivere in compagnia, ma va beh, tento. Mi avvicino a lei e le do un colpetto sulla spalla, si gira, la guardo, mi guarda, mi saluta. -Ciau Jimmy!- -Ciao Kate!- -Oh scusa, fa niente se ti chiamo Jimmy?- -Fai pure, non mi da fastidio, l’importante è che non mi chiami Lukas, odio quel nome!- -E perché dovrei chiamarti Lukas?- -E’ il mio secondo nome, penso di non avertelo detto!- -Già, non me l’hai detto, ma non ti preoccupare, non piace nemmeno a ma come nome!- -Ah, ma grazie ragazza, insulti così?? Ahah non ti preoccupare, non mi piace affatto!- L’accompagno a prendere il pullman e aspetto con lei. -Il mio arriva per le 13:40, dovrai aspettare un po’!- -Farei di tutto per te, non so il perché ma lo farei!- -Ma grazie!- -Ma prego!- Un giovane si avvicina con passo leggero, accarezza i capelli a Kate e le dà un bacio veloce “cazzo!”. -Jimmy, lui è Marco, marco lui è Jimmy!- Kate ci presenta l’uno all’altro. -Non mi sorprende che tu mi presenti un tuo amico!- dice con tono Marco. -Perché? ok, ho un po’ di amici maschi, ma ciò non significa niente!- continua lei. -E perché solo maschi? Quante tue amiche conosco?- -Poche, ma anch’io non ho molte amiche!- Oddio, iniziano a discutere, forse è meglio che io me ne vada, boh, non saprei..si me ne vado. -Io..io vado, ci vediamo allora domani, ti faccio sapere per sabato, va bene?- -Va benissimo, allora a domani, ciao Jimmy!- -Ciao Kate!- le sorrido e me ne vado
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