Alla fine ce l'ho fatta, ecco il nuovo capitolo
Passate
qui a recensire, altrimenti subirete la mia ira funesta. (E chi sono, Achille? xD)
Capitolo 5: Under The Grip Of This Modern Hell.Fece scattare l’accendino, osservando rapito le movenze sinuose della fiamma al vento e tra le pieghe di quel foglio di carta appallottolato su cui alcune frasi ancora sopravvivevano alla danza mortifera del fuoco:
«...siamo spiacenti di comunicarle che lei non è stato ammesso ai nostri corsi universitari di...».
La fiamma finì di divorare il pezzo di carta e Christian sorrise soddisfatto, buttando giù un altro sorso di vodka . Non capiva. Non capiva davvero. Il mondo sembrava respingere, rigettare la sua presenza, quasi fosse un cancro. Nessuno era mai riuscito a stargli vicino per un periodo di tempo particolarmente lungo e la cosa si era ripetuta fino a diventare oltremodo frustrante. Perfino Sal, che era la cosa nella sua vita che più somigliava ad un genitore, lo aveva abbandonato per andare a morire in guerra. Con espressione stoica gli aveva detto che lo faceva per il bene suo e dello Stato e che sarebbe tornato prima ancora che potesse accorgersi della sua assenza. Eppure adesso non gli rimaneva che il ricordo di lui, un uomo di mezza età con la divisa militare addosso e lo zaino in spalla, che varcava per l’ultima volta la soglia del loro appartamento.
Sferrò un pugno al muro. E poi c’era Gloria: bella, perfetta, così viva. Aveva pensato che lei fosse la soluzione e che, almeno lei, con la sua infinita forza di volontà, lo avrebbe aiutato. Era lei la cura alla sua solitudine? Sembrava che chiunque ci fosse lassù, ammesso che ci fosse, non avesse alcuna intenzione di aiutarlo a porre rimedio ai suoi problemi e che quasi provasse gusto nel fargli assaggiare l’inebriante sapore della felicità, fino a portarlo all’assuefazione, per poi privarlo di esso. Si domandò se Gloria avesse il delizioso sapore della vodka alla fragola che stava bevendo avidamente in quel momento. Un sapore forte ma allo stesso tempo dolce, così puro, che bruciava dentro il suo esofago e gli faceva provare quella calda sensazione allo stomaco. Lei era così. L’aveva lasciata entrare nella sua esistenza e tutto ciò che gli stava attorno era diventato sfocato, mentre lei diventava il centro di ogni cosa, come Giove per i suoi satelliti. Era certo che, se le creature demoniache del suo inferno fossero state clementi con lui e gli avessero concesso di assaggiare quelle labbra perfette, la sua dipendenza sarebbe diventata irreversibile. Ma ciò non gli importava più di tanto. Se avesse avuto qualcuno fatto di carne, ossa e sangue a cui aggrapparsi per vivere, la sua esistenza avrebbe avuto più senso di quanto ne avesse avuto fino a quel momento. Ma i suoi demoni non gli avevano concesso neanche questo e ciò gli procurava un’immensa rabbia. Quale peccato aveva commesso per ritrovarsi così solo ? Qual era la sua malattia? Esisteva una cura? E se un rimedio l’aveva trovato, perché non sembrava aver intenzione di guarirlo?
Ingurgitò ciò che rimaneva della vodka e scagliò la bottiglia contro lo specchio con un ruggito, riducendola in mille pezzi assieme al suo riflesso. Si accasciò contro il mobile mentre la rabbia e gli ormoni negativi defluivano attraverso bollenti lacrime, conseguenza della sua implacabile furia. Si accasciò contro il mobile, cercando di calmarsi, ma una nuova ondata di rabbia e lacrime lo invase nel momento in cui si rese conto di essersi comportato da debole, da vigliacco. Quelle lacrime erano la punizione che i suoi demoni volevano infliggergli per la sua mancanza di coraggio. Si era lasciato sfuggire dalle mani la possibilità di essere normale, di essere sereno, l’opportunità di continuare a sperare e, magari, di cambiare il suo mondo anche solo di poco. Come un codardo l’aveva lasciata fuggire, i suoi piedi non si erano staccati da quell’asfalto rovente, non l’avevano rincorsa, le sue braccia non l’avevano stretta a sufficienza, quando le aveva salvato nuovamente la vita, e lei era tornata ad essere il solito spirito libero, con quel sorriso perenne e quella bruciante determinazione negli occhi. Una creatura demoniaca come lui forse non meritava di vivere della luce riflessa di quella creatura angelica, non c’era più la possibilità di tornare indietro, i rimpianti erano inutili. Lui era una bomba atomica, era destinato a distruggere gli altri e se stesso, per questo era destino che rimanesse solo. Eppure, minuscola, infinitesimale, nel buio silenzioso del suo inconscio, una voce, un barlume gli sussurrava la verità: non riusciva ad arrendersi. E quella luce divenne un lampo nella notte. Nel suo cuore contaminato era germogliata una forza misteriosa e incoercibile, nella sua mente si erano improvvisamente affollati migliaia di pensieri che infine confluirono in uno solo: l’amava. Più dei suoi demoni, più dell’alcool, più della droga, più di se stesso. Fece l’unica cosa che sapeva veramente fare, pose nero su bianco, di getto, le sensazioni scritte sul suo corpo, nella sua mente, approfittò di quello stato diabolico per realizzare per la prima ed ultima volta il suo sogno di diventare scrittore. L’Università poteva respingerlo, i suoi demoni potevano tentare di riportarlo tra le fiamme, ma invano. Niente gli avrebbe impedito di mandare tutto il suo amore a Gloria, neanche la soffocante stretta del suo moderno inferno.