| NUOVO CAPITOLOOOOOOOOOOOO OOO O.
meglio tardi che mai xD
La mia situazione è assurda. Alterno momenti di gioia estrema, incontenibile, come se volessi gridare al mondo che Billie Joe ha scelto me, che sta con me, che è su di me che fa affidamento, ma poi mi rendo conto che non è esattamente così, che la ragazza che ama non sono io, che non mi amerà mai come io amo lui. Però poi ci sono le notti come questa in cui ti sembra che il mondo stia per prendere tutta un’altra piega. E non sono nottate epiche, sono solo momenti sereni, come adesso: non chiediamo chissà cosa, soltanto un po’ di musica, lasciata in diffusione a volume bassissimo, e Mary con la casa libera per una settimana. “Non so te, ma io ho intenzione di spalmarmi qui a casa di Mary fino a domenica” dico a Billie, ma lui non mi caga per niente, continua a fumare, sdraiato a petto nudo sul tappeto. Gli tiro un paio di calcetti su una gamba. “Billie?” “Shhh…senti, senti che figata, senti…è incredibile …” apre gli occhi e mi guarda: “Non ti accorgi di quanto è fottutamente perfetto questo momento?” Sorrido: “Perché proprio questo momento?” “oh, oh, I love her soooo, oh, oh, I love her sooo, oh, oh, I love her soooo….“ Canta, sovrastando la voce di Joey Ramone che esce dallo stereo. E’ una domanda inutile e malsana ma non posso fare a meno di chiedermi a chi sta pensando mentre dice “her”, e sospiro pensando che probabilmente non lo saprò mai. No, decisamente questo momento è tutto meno che perfetto. “Volete una tortilla?” chiede Mike, affacciandosi in sala con una padella in mano. Con una tortilla forse la non-perfezione di questo momento potrebbe migliorare. “Certo!” rispondo. “All Right. Billie Joe?” chiede Mike. Billie non risponde, prende un’ultima profonda boccata di fumo e lancia il mozzicone in un bicchiere, centrandolo in pieno. Mike lo guarda male e sospira: “Ma quanto cazzo ti prendi sul serio, eh…” Billie lo fissa con i suoi occhioni verdi: “Che cos’è che mi hai chiesto?” “Se vuoi una tortilla.” “Ah. Sì. La voglio, grazie…” Si alza dal tappeto e si siede sul divano, spostando le mie gambe; si avvicina e mi da un bacio. Si stacca subito e comincia a fissare la tappezzeria. “Va tutto bene?” chiedo, intrecciando le mie dita alle sue. Si gira e mi guarda, come se si fosse ricordato solo in quel momento che c’ero anche io: “Certo...è solo che…” “Allora giovani! Sono pronte le tortillas, domani sera però cucinate voi eh…” urla Al, sfoderando due tortillas fumanti. Billie Joe non prende nemmeno il piatto che Al gli sta porgendo e si alza: “devo andare in bagno.” Al lo guarda un po’ dubbioso, poi fa spallucce e si siede al suo posto, mentre io comincio a saccheggiare la mia tortilla. “Aehm. Ho per caso interrotto qualcosa? Mi sembrava incazzato…” dice indicando col pollice la direzione in cui Billie se ne era andato. Scuoto la testa: “Ma no, figurati. Lui è sempre così, lo sai…” “Veramente…non è sempre così…è un po’…” “lunatico.” “Già. Più del solito, voglio dire.” “Sì…ho notato.” Scende un silenzio imbarazzante. “Al…” non so perché sto chiedendo consiglio a Al, è solo che in questo momento mi ispira una fiducia incredibile, come se avessi la certezza che qualsiasi cosa succeda lui starebbe dalla mia parte. “…secondo te è colpa mia? Dei suoi sbalzi di umore, dico…del fatto che fa lo strano, del fatto che non è felice…” Che scema sono. Al non ci ha mai capito un cazzo del rapporto tra me e Billie, era sempre l’ultimo ad accorgersi delle cose, e a un certo punto ha pure rinunciato a capirci, credo. Non vedo perché ora dovrebbe sapere cosa dirmi. “Sai meglio di me che quel caratterino di merda Billie Joe ce l’ha dalla nascita quindi posso dirti che, no, non è colpa tua se fa lo strano, fa sempre lo strano, per mille motivi diversi, e quando non ha motivi per fare lo strano se li inventa e fa lo strano lo stesso.” “Effettivamente…” “sul fatto che non è felice…se posso impicciarmi dei fatti vostri, ecco, secondo me è solo un cretino. Stai facendo tutto il possibile per farlo star meglio, stai dietro ai suoi capricci meglio di una santa, e lui sa benissimo che questa cosa che lui ti sta chiedendo, cioè intendo di stare insieme a lui conoscendo com’è la sua situazione con Adrienne, beh, questa cosa è una vera stronzata, che ti fa star male, ma continua a chiedertelo comunque. Voglio bene a Billie Joe, e vorrei che voi due foste felici, ma secondo me dovrebbe solo tirar fuori le palle e decidere cosa cavolo vuole fare una volta per tutte.” Spalanco gli occhi e lo fisso. Non era vero che non aveva capito un cazzo, anzi. Ha capito molto più di me. Impressionante. “…quindi pensi che…” “Allora, questa tortilla? Chi l’ha cucinata?” è tornato Billie Joe dal bagno. “io.” Dice Al. “Allora farà schifo.” Dice, addentandone un pezzo. Mastica compiaciuto: “No, invece è buona” Al gli alza il terzo dito e ridacchia. Toh. Adesso Billie Joe è tornato felice, anche se sta fissando Al in un modo un po’ strano, come se volessero dirsi qualcosa tra loro. “Potresti continuare a cucinare, o potresti andare a studiare un po’, così la prossima volta che ti chiamiamo per le prove non ne fai una tragedia.” Dice Billie Joe, con tono acido. Alla faccia del lunatico. E’ un caso clinico, non ho mai visto una lunaticità così estrema. “Che cazzo vuoi dire?” “Sarebbero sempre cose più intelligenti da fare invece che farti i cazzi miei.” Dice Billie, sempre fissando Al con uno sguardo pieno di ostilità. Aspetta, aspetta, aspetta… Billie Joe ci stava ascoltando! Al fa spallucce: “Ho pensato che magari sentirtelo dire ti avrebbe dato una svegliata.” Risponde, con noncuranza. Non ce la faccio più: fisso Al incredula: “Sapevi che ci stava ascoltando e non mi hai detto un cazzo?” Rimane dieci secondi senza sapere cosa dire. “E hai continuato a parlare…” continuo io. Dio, che mondo di stronzi. “L’ha pure fatto apposta, oserei dire.” Interviene Billie Joe. “Ah, Cristo, mi avete rotto tutti quanti.” Sbotto, mi alzo, mollo la tortilla per terra e esco dalla porta. Appena fuori dalla casa di Mary mi pento della reazione che ho avuto, effettivamente sono stata un po’ esagerata. E non capisco perché, poi, ho sopportato cose ben peggiori. Però se ci penso le ho sopportate solo da Billie Joe, non sono abituata che anche gli altri si comportino così con me. E’ come se mi sentissi usata, voleva solo fare incazzare Billie Joe, non certo aiutarmi. Prendo una sigaretta e la accendo. Prendo una boccata di fumo e faccio un piccolo colpo di tosse. Mi ero dimenticata che non è una delle mie solite sigarette, ho cambiato marca e queste sono più pesanti. Si apre la porta dietro di me, e non mi volto nemmeno a guardare chi è uscito. “Non si può fumare nel portone.” Billie Joe. Continuo a non girarmi. Si appoggia al parapetto vicino a me e mi prende la sigaretta dalle dita. “Dio, che schifo, ma perché cavolo hai smesso di fumare le mie sigarette?” commenta. Faccio spallucce, perché sembra che ormai sia un gesto che va molto di moda. “Mi andava di cambiare.” “Senti…non farti condizionare dalle cazzate che ti ha detto Al, voleva solo farmi incazzare perché ce l’abbiamo un po’ con lui perché non viene mai alle prove…” “Lo so.” Rispondo, secca. Mi passa un braccio attorno alla vita e mi dà un bacio tra i capelli. “Torniamo dentro, amore, dai…” Sorrido, un po’ sardonica: “Credi di convincermi più facilmente se mi chiami amore?” “Tu pensi che Al abbia ragione.” Dice. Abbasso lo sguardo: “Un po’…” “Beh, non ha ragione.” Mi prende una mano “Non ha ragione per niente, te lo giuro.” Ho così tanta voglia di essere felice che non me ne frega niente se è vero o no. Gli butto le braccia al collo e mi stringo a lui, chiudendo gli occhi, facendo finta che questo momento debba durare per sempre. Lui mi accarezza piano la testa. “Dai, torniamo dentro…” dice, spegnendo la sigaretta sulla ringhiera del pianerottolo. Annuisco, e mi lascio condurre dentro, lasciandomi trascinare dalla sua stretta sulla mia mano. Sulla porta si volta a guardarmi e mi sorride. Mi sento come pervasa da una forza nuova, come se in quel sorriso avesse detto “Va tutto bene”. Sì, sarebbe andato tutto bene, alla fine.
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