| Il caro vecchio amico del panta rei:D vabbè, comunque, sono d'accordo in parte. quando noi non ci siamo c'è la morte e quando ci siamo noi la morte non c'è. Quindi che senso ha temerla? Beh, Epicuro qui ha saltato un passaggio importante, non perchè è un cretino, ma in quanto a quei tempi la morte era molto più spesso istantanea rispetto ad oggi.: intendo,si moriva molto spesso in guerra, e le malattie ti uccidevano in pochi giorni. Le diagnosi,poi non erano così approfondite e precise come quelle di oggi. Se oggi ti dicono che hai il cancro tu sai che stai per morire. Ed è proprio questo il punto: la consapevolezza. È una delle cose più dolorose che ci siano, spesso, (leggetevi alcune tragedie greche come l'Aiace, le Trachinie , l'Eracle, L'Edipo a Colono, l'Edipo re, le Baccanti -e non me ne ricordo altre con questo tema xD- lì è rappresentata benissimo) e quando si entra in quest'ottica , spesso ci si abbandona a se stessi, al proprio destino. Invece bisognerebbe cercare di seguire Orazio, che diceva carpe diem ossia , cogli l'attimo, gusta ogni singolo respiro, ogni singolo momento della tua vita, finchè è possibile.. Ma spesso , vedere la vita in questa chiave è alquanto difficile..
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